Bologna la stronza

Già la fissa per quanto è figa Bologna mi ha sempre dato sui nervi. Adesso poi…

Città di teppismo senile fatto di insopportabili odiosi umarel che pensano che il fatto che hai o meno il biglietto in bus, che il modo in cui parcheggi e dove, che quello che fai nella loro stramaledetta città non sia affar tuo bensì loro. Solo loro.

Perchè Bologna in effetti è loro, gli altri ci passano. Loro e dei bottegai sempre chiusi tanto mica hanno bisogno di sbattersi con i prezzi assurdi cui ti costringono (stasera, piazza Aldrovandi, detersivo alvastoviglie sette euro e novanta…sedicimilalire…). Loro e dei padroni di casa ladri e truffatori che affittano come monolocali tipici cantine comprensive di ratti. Loro e i loro 50 fottuti anni di di sindaci del pci uguali a loro. Anzi no 50 più 3 (giusto?) di quell'essere allucinante che è Cofferati.

Che non è meglio di guazzaloca, anzi forse un po' peggio.

La storia di stasera gli sta a pennello a Cofferati, a Guazzaloca, ai vecchietti, ai pci della fottuta "vigilanza democratica", a Bologna, la grassa, rossa, dotta e irrimediabilmente stronza.

 Qalche anno fa ci indignammo qui a Bologna perchè il lavoro degli assistenti civici (perfetto prodotto del delirio socialdemocratico) che dovevano teoricamente aiutare le vecchiette ad attraversare, salvare i tossici e assistere glia stranieri in difficoltà era stato appaltato a una coop notoriamente esponente di Forza Nuova.

Ma evidentemente abbiamo fatto male a stupirci. Non era un fatto strano…

 

Fonte:
http://ilrestodelcarlino.quotidiano.net/chan/bologna:5459481:/2007/01/30:

SICUREZZA
Volontari pattugliavano la città
In casa manganelli e manette
Blitz della digos in casa di alcuni membri di associazioni cittadine che
aiutano a mantenere l'ordine pubblico. Nelle abitazioni trovate
attrezzature da 'picchiatori'

Bologna, 30 gennaio 2007 - Pattugliavano la città per aiutare a mantenere
l'ordine pubblico, controllavano che i cancelli dell'università fossero
chiusi, che non ci fosse brutta gente in giro. Ma dalle loro case sono
usciti manganelli, manette, nocchiere e altre attrezzature da "picchiatori"
che utilizzavano durante i loro servizi di "ronda". Trovati anche scanner
comunemente utilizzati per intercettare le radio della polizia e perfino
fotografie di un corso di guerra fatto in Estonia.

Protagonisti sono alcuni volontari di varie associazioni, attivi a sostegno
delle forze dell'ordine, con compiti di controllo del territorio: uomini di
45 anni circa, per lo più padri di famiglia. Tra di loro anche un
imprenditore.

Le loro case sono state ispezionate nell'ambito di una indagine partita
tempo fa. Nei loro confronti, infatti, la Procura ha avviato un'indagine e
ora, dopo le prime cinque perquisizioni del maggio scorso, oggi altri sei
volontari hanno ricevuto la visita degli agenti. Le associazioni sono
regolarmente iscritte all'albo della Protezione civile e sovvenzionate da
diversi enti ed istituzioni a Bologna tra cui il Comune di Bologna.

I volontari della sicurezza sono finiti nel mirino della Procura dopo le
denunce a carico di alcuni No global per episodi di resistenza. In realtà,
si è poi scoperto, con foto e filmati che lo dimostrano, che i No global
non si opponevano ad agenti delle forze dell'ordine, bensì a questi
"pattuglianti" da cui erano stati aggrediti. I casi risalgono al 2 giugno
2004 e poi al maggio di due anni fa, in occasione di altrettante
manifestazioni di No global.

Nelle case perquisite non sono state, però, almeno per il momento,
ritrovate bandiere né simboli politici che facciano ipotizzare un legame
tra le associazioni di pattuglianti e formazioni di estrema destra.
Tuttavia, stando ad alcune indiscrezioni, uno dei volontari coinvolti
nell'inchiesta tanti anni fa era stato condannato per ricostituzione del
partito fascista.

L'indagine, in mano alla Digos, si sta concentrando sulla ricostruzione
della storia di queste associazioni, i cui servizi volontari erano
finanziati per mezzo di convenzioni tanto dal Comune di Bologna (che però
ha interrotto i rapporti nel dicembre 2005, proponendo di continuare la
collaborazione ma a titolo gratuito) che da quello di San Lazzaro, così
come dall'Università di Bologna e dall'Ausl. In contatto con le istituzioni
e con le forze dell'ordine, i volontari di queste associazioni svolgevano
servizi di sorveglianza cittadina, stilando poi dettagliate relazioni.

Ad indagare, da tempo, è il procuratore Marina Plazzi, perché ci sono foto
e filmati che inchiodano coloro che aggredirono e picchiarono i no global
bolognesi. In occasione della manifestazione contro la guerra del 2 giugno
2004 in piazza Nettuno, si erano mescolati a carabinieri e polizia, in
borghese ma calzando guanti neri. Per i no global coinvolti nella
manifestazione, che avevano ricevuto una denuncia per resistenza a pubblico
ufficiale, dalla Procura fanno sapere che è già stata chiesta
l'archiviazione ma ancora non è stata disposta.
 
L'indagine. Sono state perquisite ieri le abitazioni di sei volontari del
settore sicurezza

Un arsenale da picchiatori nella casa dei vigilantes

Gli indagati appartengono ad associazioni convenzionate in passato anche
dal Comune


Marco Trevisan
bologna@ilbologna.com

Pattugliavano la città per aiutare a mantenere l'ordine pubblico. Almeno
così sostenevano. Ed avevano anche convinto qualche comune a dare loro un
po' di soldi per i servizi d'ordine in occasioni particolari. Ma dalle loro
case sono usciti manganelli, manette, nocchiere e altre attrezzature da
picchiatori che utilizzavano durante i loro servizi di "ronda". Trovati
anche scanner per intercettare le radio della polizia e perfino fotografie
di un corso di guerra fatto in Estonia. Una gran brutta storia, che riporta
alla memoria corsi paramilitari, infiltrazioni, provocazioni.

PROTAGONISTI di questa vicenda sono alcuni volontari di varie associazioni:
uomini di 45 anni circa, per lo pià padri di famiglia, tra cui un
imprenditore. Le loro case sono state ispezionate ieri mattina nel corso di
un'indagine avviata dalla Procura. Dopo le prime cinque perquisizioni del
maggio scorso, ieri à toccato ad altri sei volontari. Di questi, due sono
vigilanti appartenenti alla Avpl (Associazione volontariato po- lizia
locale di Castel Maggiore che conta sui 70 iscritti), gli altri quattro
fanno parte del "Corpo pattuglie cittadine", che conta circa un centinaio
di volontari. Entrambe le associazioni sono iscritte all'albo della
Protezione civile e sovvenzionate da diversi enti ed istituzioni a Bologna
tra cui il Comune. All'origine delle indagini condotte dal pm Marina
Plazzi, ci sono foto e filmati che inchiodano coloro che aggredirono alcuni
no global bolognesi in occasione della manifestazione contro la guerra del
2 giugno 2004 in piazza Nettuno. Due anni fa infatti alcuni manifestanti
vennero accusati di resistenza a pubblico ufficiale, in realtà, si à poi
scoperto che i no global non si opponevano ad agenti delle forze
dell'ordine, bensà a questi "pattuglianti" che si erano infiltrati fra i
carabinieri. Nelle case perquisite non sono state però, almeno per il
momento, ritrovate bandiere nà simboli politici che facciano ipotizzare un
legame tra le associazioni di pattuglianti e formazioni di estrema destra.
Tuttavia, stando ad alcune indiscrezioni, uno dei volontari coinvolti
nell'inchies ta tanti anni fa era stato condannato per ricostituzione del
partito fascista. L'indagine della Digos, si sta concentrando sulla
ricostruzione della storia di queste associazioni, i cui servizi volontari
erano finanziati per mezzo di convenzioni da Comuni, dall'Università e
dall'Ausl.



Archiviazione

Per i no global accusati nel
2004 di resistenza a pubblico
ufficiale la procura ha chiesto
l'archiviazione che però non è
ancora stata disposta.

Corpo storico
Il Corpo delle Pattuglie
Cittadine viene riconosciuto
formalmente nel 1820 dal ma
di esso si hanno tracce che
risalgono al 1813. 
 
Da una testimonianza raccolta:

"La spinosa questione del rapporto tra movimenti e pattuglianti cittadini a
Bologna è antica. Ne ho un ricordo distinto a partire dalla fine del 1969
quando, studente medio, durante una delle tante occupazioni del mio
istituto, avemmo a che fare con questi figuri. Passavano in ronda notturna a
minacciarci e a strappare i nostri manifesti a lato del portone della
scuola. Noi stavamo barricati dentro poichè non disponevamo di alcuna
struttura organizzata di autodifesa. Ma poi, ai primi del '70, col mio
collettivo di istituto entrammo in Potere Operaio; le scorribande finirono
poichè la struttura di autodifesa l'avevamo, eccome se l'avevamo. Erano i
tempi dell'antifascismo militante e delle inchieste sui fascisti; tra il '70
e il '73 la mappa dei fasci ci era più che nota e agimmo di conseguenza, e
con maggiore motivazione dopo l'aggressione a freddo, vigliacca, a Jeak
nostro compagno di collettivo il quale una mattina recandosi a scuola fu
pugnalato alle spalle da una squadraccia. La lama entrò fino a ledere il
polmone destro. Lo strappammo a morte sicura grazie al nostro rapido
intervento.
Senza entrare nei particolari, posso affermare che il fenomeno delle bande
di picchiatori fu efficacemente arginato poi, col tempo, debellato. I
pattuglianti cittadini, tornando all'argomento, per noi erano un fenomeno
correlato: sempre di notte, subivamo fermi arbitrari e alle volte percosse;
durante i frequenti attacchinaggi ci strappavano i manifesti quando non ci
consegnavano direttamente alla Polizia. In Questura ci arrivava il resto.
Cercammo di capire chi fossero costoro e perchè ce l'avevano con noi. Non fu
difficile stabilire, viste le modalità di azione, che erano null'altro che
una banda armata fascista legalizzata. Il problema era che a differenza dei
nostri fascistelli, perlopiù giovani studenti come noi, armati -solo- di
coltelli, portavano pistole nella fondina sotto le giacche, e con regolare
porto d'armi rilasciato dalla Questura. Su costoro -l'intervento- lo si
faceva, ma di rado e usando una comprensibile cautela; chiamiamola così.
Questo però solo tra il '75 e il 79. Ma questa è un'altra storia che se vuoi
possiamo affrontare un'altra volta.
Per farla breve la percezione che ne avevamo, con il modo di interpretare le
cose in voga allora (d'accordo, magari un pelo sopra le righe) era che il
rapporto tra loro e la Polizia era lo stesso che intercorreva tra
repubblichini e tedeschi durante la guerra: ovvero ignobili manutengoli. Non
a caso, almeno a quei tempi, facevano i turni notturni seduti comodamente
nelle volanti: due poliziotti davanti, un pattugliante dietro."
 
dalla lista del Bsf






 
 
 

 

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